Un Meridiano Montagne sul Dolpo

L’altro giorno mi sono comprato una bella rivista, una di quelle che in questi tempi di internet non prendevo in mano da tempo. Ve la consiglio perché secondo me ne vale la pena!

Sto parlando del numero di gennaio di Meridiani Montagne, che è una rivista molto ben fatta che si occupa di montagna a tutto tondo, con una particolare attenzione al lato escursionistico: ci sono infatti un sacco di belle pubblicazioni in questa collana (sono arrivati ormai a 90 numeri) che danno molte idee per trekking e uscite alpinistiche di vario livello.

Il livello della pubblicazione è sempre alto, le immagini che corredano il tutto sono davvero belle e le informazioni le ho sempre trovate corrette. E in più secondo me in chi fa questa rivista c’è tanta passione per la montagna, quindi credo sia giusto premiare il lavoro di chi si impegna in questo genere di cose.

Tra l’altro ho appena scoperto che tutti i numeri della rivista si trovano su Amazon, direttamente nello shop della casa editrice, e pure a un prezzo leggermente più basso che in edicola: se volete acquistare qualche numero ne vale la pena, e alcuni tra i numeri più vecchi si trovano a un prezzo superscontato.

Ma andiamo al dettaglio del numero che mi sono trovato tra le mani in questi giorni.

Un’immagine del Dolpo

Paolo Cognetti nel Dolpo

A convincermi a prendere un Meridiano Montagne è stata la notizia che Paolo Cognetti ha collaborato alla stesura di questo numero che si occupa del Dolpo.
Paolo Cognetti è uno scrittore che scrive e vive la montagna sul serio, perché passa un buon pezzo dell’anno in una baita, e perché ha al suo attivo vari libri sul tema (Le otto montagne, che ha vinto il premio Strega, è l’ultimo e ve lo consiglio caldamente). Mi è sempre piaciuto il suo modo di raccontare la montagna “normale”, quella che non è solo grandi imprese alpinistiche alla ricerca di record a volte egoistici ma vita quotidiana, e pure fatica, abbandono.

Cognetti ha preso lo zaino, è arrivato in Nepal e ha percorso per venti giorni a piedi la regione del Dolpo, che è una delle zone meno toccate dal turismo di massa in quella regione.

Come forse saprete negli ultimi decenni il Nepal è cambiato profondamente, è stato quasi assaltato dal turismo anche con pratiche poco adatte allo spirito della montagna (sempre che ci sia uno spirito giusto della montagna, e che io lo capisca) e ha perso molto del suo fascino. Certo questo ha anche dei vantaggi per le popolazioni locali, che in minima parte sono riuscite ad affrancarsi dalla povertà estrema, ma ha anche degli svantaggi sul tessuto sociale, le tradizioni, e pure la salute delle persone. Discorso lungo, forse non ha nemmeno senso affrontarlo qui…

Comunque, dicevo, Cognetti ha preso lo zaino, ha camminato e poi ha scritto le sue impressioni su taccuini. Con lui c’erano pure un disegnatore e un fotografo, oltre a dei professionisti che lo hanno aiutato in questa piccola avventura.

Il racconto che ne è venuto fuori secondo me è davvero molto bello, molto toccante ma al tempo stesso semplice. Cognetti come sempre è riuscito a raccontare senza pigiare il piede sull’acceleratore, e se devo dire solo una cosa che mi porto dietro dopo la lettura c’è la figura di Knajiroba, che forse, chissà, è la reincarnazione di uno scrittore che il Dolpo lo ha raccontato bene.

Ma in questo reportage c’è davvero tanto, e vi consiglio di andare in edicola o su Amazon a prenderlo. Vi farà sicuramente venire la voglia di partire, di esplorare. Cosa si può pretendere di più dalla parola scritta?

 

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